Why

Le situazioni possono essere le più diverse, non cambia il nucleo essenziale e gli schemi con cui le si affrontano; è infatti facile cadere in una ”tunnel vision” sulle proprie difficoltà o supposte incapacità, oppure trincerarsi dietro l’ “irragionevolezza” dell’altro e le reciproche differenze di potere, continuando cosi ad insistere con atteggiamenti che vengono pervicacemente ripetuti anche se non portano a nessun risultato.

Quello che è invece molto più difficile è fare un passo indietro e capire che c’è una grossa differenza tra un modo istintivo e reattivo di affrontare certe situazioni e una loro gestione professionale.

Chi ha voglia di fare questo passo scopre un mondo di teorie sofisticate e frutto di anni di studi (che partono dalla scuola di Harvard e dalla teoria dei giochi di Nash) che, una volta scoperto, diventa letteralmente un nuovo modo di leggere la realtà, che ci solleva dalle proiezioni solipsistiche del “è tutta colpa mia” o dagli automatismi del “è tutto colpa loro” (“blame game”) per regalarci nuovi strumenti di interazione.

È un percorso stimolante ma non facile, soprattutto quando si interviene su difficoltà relazionali stratificate nel tempo o con molti precedenti tra le parti; la sensazione a volte è letteralmente quella di “re- imparare a camminare”…. E anche quando certe dinamiche sono state comprese in teoria, può essere non facile riuscire a mettere in pratica le tecniche che impareremo ad usare, e che sono spesso del tutto controintuitive.

Come diceva Proust,

Il solo vero viaggio, il solo bagno di giovinezza, non sarebbe quello di andare verso nuovi paesaggi, ma di avere occhi diversi, di vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, di vedere i cento universi che ciascuno di essi vede, che ciascuno di essi è.

A ben vedere, una fantastica rappresentazione del principio del “understand what’s in your partner’s head”.

PS, per gli amanti delle letture serie: ci sarebbe da fare un discorso lunghissimo sul significato di questa frase inserita nel contesto in cui è inserita (La Viaggiatrice) dove fa da premessa ad un’elegia dell’Arte come strumento di lettura e consolazione dalla realtà…

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