Dialogo sul potere- Carl Schmitt

Autore: Maria Deledda

Un piccolo grande libro che in meno di cinquanta pagine distilla con una chiarezza esemplare alcuni principi su cos’è il potere, e sulle regole fondamentali che ne sorreggono funzionamento e perpretarsi.

Infiniti gli spunti di riflessione; le frasi vanno centellinate come un amaro prezioso.

È costruito come un dialogo tra un giovane discepolo e il maestro (alter ego dello stesso Carl Schmitt). 

Il discepolo interroga il maestro sulla natura del potere, con domande semplici e nette che esigono risposte altrettanto semplici e nette, a partire da quella centrale: 

da dove deriva il potere ? 

Vediamo le parole di Schmitt: 

Solo fintanto che ci sono uomini che obbediscono a un altro uomo quest’ultimo detiene, grazie a loro, il potere. Se non gli obbediscono più, ecco che il potere svanisce. (…)

Perché gli uomini tributano il loro consenso al potere? 

In certi casi per fiducia, in altri per paura, a volte per speranza, a volte per disperazione. Ma hanno comunque bisogno di protezione, e cercano questa protezione nel potere. Dal punto di vista umano il legame tra protezione e obbedienza rimane l’unica spiegazione del potere. Chi non ha il potere di proteggere qualcuno non ha nemmeno il diritto di esigerne l’obbedienza. E viceversa: chi cerca protezione e la ottiene non ha il diritto di negare la propria obbedienza. (….)

Ma c’è di più: “anche quando viene esercitato con il pieno consenso di tutti coloro che gli sono soggetti, il potere ha comunque anche un suo significato peculiare, un «plusvalore», per così dire. Il potere è qualcosa di più sia della somma di tutti i singoli consensi che ottiene sia del loro prodotto”. 

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Interessantissima poi l’analisi di alcune delle regole su cui si regge il potere, in particolare il tema dell’ accesso al vertice, inteso come accesso alle informazioni da parte del potente: 

L’individuo umano nelle cui mani stanno per un momento le grandi decisioni politiche può realizzare la sua volontà solo a determinate condizioni e con determinati mezzi. Anche il principe più assoluto deve fare affidamento su resoconti e informazioni ed è dipendente dai suoi consiglieri. Giorno dopo giorno, ora dopo ora una enorme quantità di fatti e notizie, proposte e ipotesi lo incalza da ogni parte. A questo mare fluttuante e sconfinato di verità e menzogne, realtà e possibilità, anche l’uomo più intelligente e potente può attingere al massimo alcune gocce(….)

Appare così “la dialettica interna del potere umano. Chi è chiamato a riferire di fronte al potente, o gli fornisce informazioni, è già partecipe del potere, non importa se si tratti di un ministro responsabile della controfirma o di qualcuno che per via indiretta sappia cattivarsi l’attenzione del potente. E’ sufficiente che egli procuri impressioni e motivazioni all’individuo umano nelle cui mani, per un momento, sta la decisione. Ogni potere diretto è quindi immediatamente sottoposto a influssi indiretti. Vi sono stati potenti che, avvertendo tale dipendenza, sono stati colti da accessi di collera furibonda” (….)

Detto altrimenti: davanti a ogni camera del potere diretto si forma un’anticamera di influssi e poteri indiretti, un accesso all’orecchio del potente, un corridoio verso la sua anima. Non c’è potere umano che non abbia questa anticamera e questo corridoio.

A sostegno di questa osservazione Schmitt riporta alcuni episodi storici, come la guerra intestina tra il vecchio cancelliere Bismarck, ormai anziano, e il giovane re Guglielmo II, che si consuma su “come il cancelliere possa raccogliere informazioni, e come il giovane re debba raccogliere informazioni (….). Bismarck pretende per sé la piena libertà di intrattenersi con chi gli pare e di ospitare a casa propria chi vuole. Al re e imperatore, invece, egli contesta il diritto di ascoltare il resoconto di un ministro in assenza del primo ministro – ossia di Bismarck stesso. Il nocciolo delle dimissioni di Bismarck diventa quindi il problema del resoconto diretto di fronte al re. Con ciò ha inizio la tragedia del Secondo Reich. Il problema del resoconto di fronte al re è il problema cruciale di ogni monarchia in genere, poiché è il problema dell’accesso al vertice”.

Adelphi, Carl Schmitt, Dialogo sul potere, a cura di Giovanni Gurisatti

IN COPERTINA: Foto di Fridtjof Nansen (1894) (fridtjof nansen / national library of norway)